domenica 8 dicembre 2013

Se non te

Il tempo non ha tempo
Te lo prendi oppure se ne va
Scrivilo negli occhi
Fai di un attimo l’eternità

Nella corsia delle emozioni
Io ti accompagno e tu mi sostieni
Ci proviamo insieme?

Il tempo è una conquista
Che ti costa quello che ti da
Non è una sconfitta
È da sempre un’opportunità
Nella corsia dell’emozione
Viaggio in salita e c’è chi mi sostiene
Ci proviamo insieme noi?
PER OGNI VOLTA CHE MI CERCHERAI
(io ti domanderò)
QUALE DESTINO è DESTINATO A NOI?
PER OGNI VOLTA CHE HO RISCHIATO UN SENTIMENTO E HO VINTO

NON CHIEDO NIENTE SE
(non chiedo niente se)
NON VOGLIO NIENTE SE
SE NON TE
SE NON TE
PER UNA VOLTA HO COSI TANTO CHE MI MANCA IL FIATO
NON CHIEDO NIENTE SE
(non chiedo niente se)
NON VOGLIO NIENTE SE
SE NON TE

Ecco chi siamo
noi
piccole vele contro l’uragano
non c’è bisogno di camminare
tu già mi porti dove devo andare
CI ARRIVIAMO INSIEME noi
PER OGNI VOLTA CHE MI CERCHERAI
(io ti domanderò)
QUALE DESTINO è DESTINATO A NOI?
PER OGNI VOLTA CHE HO RISCHIATO UN SENTIMENTO E HO VINTO
PERCHè SECONDO TE
(perché secondo te)
CHI VENGO A PRENDERE?
SE NON TE
SE NON TE
E QUESTA VOLTA HO COSI TANTO CHE MI MANCA IL FIATO

NON CHIEDO NIENTE SE
(non chiedo niente se)
NON VOGLIO NIENTE SE

SE NON TE
SE NON TE

  (Laura Pausini)


mercoledì 6 novembre 2013

La Coppia: 1+1=3 e il suo Ciclo di Vita




La vita della coppia spesso vive dei periodi di crisi che i membri della stessa hanno difficoltà a gestire. Come si spiega che il compagno/a che avevamo scelto un tempo come il partner della nostra vita non si accordi con i nostri bisogni ed aspettative? Cosa si nasconde dietro questi momenti di crisi della coppia? Esistono delle crisi fisiologiche che la coppia inevitabilmente attraversa?
Per cogliere la natura di tale fenomeno è utile prendere in considerazione il lavoro di E. Bader e P. Pearson nel libro “In Quest of the Mytical Mate”, (Alla ricerca del compagno mitico), (1988).
Nel loro modello del ciclo di vita della coppia ipotizzano che le fasi evolutive della coppia ripercorrono le fasi di sviluppo della prima infanzia, secondo il modello evolutivo della psicoanalista Margaret Mahler, (fase autistica da zero a due mesi, fase simbiotica da tre a sei mesi, fase della separazione individuazione: a) differenziazione da sei a nove mesi, b) sperimentazione da dieci a diciassette mesi, riavvicinamento da diciassette a trentasei mesi, oggetto e costanza di sé dai trentasei mesi) in quanto il legame di coppia è un comportamento di attaccamento che ripropone modalità analoghe a quelle sperimentate nel rapporto precoce con la figura di attaccamento principale, che solitamente è la madre biologica o il caregiver del bambino (teoria dell’attaccamento di J. Bowlby).
La coppia quindi, come il bambino dai zero ai tre anni, attraversa inizialmente la fase della simbiosi, poi quella di differenziazione, di sperimentazione, di riavvicinamento e di mutua interdipendenza. Non sempre l’evoluzione riesce a completarsi, e questo significa l’insorgenza di problematiche più o meno dolorose, o la rottura del rapporto. Così scrivono E. Bader e P. Person nel loro manuale: “Sfortunatamente per molte coppie non accade che si proceda con successo attraverso le fasi di sviluppo[…]un membro della coppia può sperare di mantenere continuamente la relazione come fusione simbiotica, mentre l’altro può richiedere supporto ed incoraggiamento per un’attività indipendente. Ciò crea tensione nella relazione a seguito della posizione delle due persone in due fasi differenti”.
Occorre tener presente che la crescita del matrimonio è come la crescita dell’individuo e consiste in un processo senza fine di alternanza dialettica tra unione, con il relativo pericolo di schiavitù e individuazione con il rischio dell’isolamento. Non vi è soluzione a questo processo senza fine, a quest’alternanza tra appartenenza e separazione.
Questo processo in ogni caso comporta tempi e modalità d’evoluzione che sono propri, e unici di “quella” specifica coppia.
Vediamo brevemente in una descrizione analitica il ciclo di vita della coppia.


IL CICLO DI VITA DELLA COPPIA

“Voglio poterti amare senza aggrapparmi, apprezzarti senza giudicarti, raggiungerti senza invaderti, invitarti senza insistere, lasciarti senza senso di colpa, criticarti senza biasimarti, aiutarti senza umiliarti; se vuoi concedermi la stessa cosa allora potremo veramente incontrarci ed aiutarci reciprocamente a crescere”. (Virginia Satir)


1)IL DELIRIO PASSIONALE: LA SIMBIOSI

“Mettimi come sigillo sul tuo cuore […] perché forte come la morte è l’amore” (Cantico dei Cantici, 8, 6)

Questo tipo di contratto relazionale è caratterizzato da un’idealizzazione dell’altro. Questa è la fase del cosiddetto “innamoramento” in cui si crede di aver trovato l’uomo o la donna giusti per fare coppia. Certe caratteristiche dell’altro hanno un fascino straordinario.
Da innamorati si percepiscono solo le somiglianze, si annullano le differenze, si attribuisce più fiducia all’altro che a se stessi, si delega all’altro la soddisfazione dei propri bisogni, si prova la sensazione che la volontà dell’altro sia la propria e che i progetti di vita siano identici.
E’ la fase in cui diciamo all’amato: “Ti amo perché ho bisogno di te!”

2)LA DELUSIONE – SEPARAZIONE: LA DIFFERENZIAZIONE

Questo è lo stadio successivo a quello simbiotico nell’evoluzione della coppia. La differenziazione è conseguenza alla delusione che l’altro non è la figura idealizzata creata nella fase di innamoramento. Questa fase è anche detta del “risveglio”: aprire gli occhi per vedere l’altro nella sua verità.
Il risveglio suscita sentimenti contraddittori: da una parte è deludente constatare le differenze, le divergenze; dall’altra può diventare gratificante scoprire l’altra persona nella sua unicità.
In pratica una coppia evolve dallo stato simbiotico a quello della differenziazione quando uno dei partner si sposta al di là dello stato simbiotico, e comincia l’auto-riflessione. Comincia a pensare in maniera indipendente e vi è uno spostamento verso l’introspezione per una ricerca del senso di sé, di un senso più profondo di sé. Il partner non viene più visto come la sorgente dell’auto-consapevolezza. In alcuni casi si pensa di avere sbagliato persona, o di avere sbagliato ad impostare il rapporto. In quest’ottica, non deve meravigliare che molti decidano di instaurare una relazione con un’altra persona, per rivivere il momento magico dell’innamoramento, convinti che questa volta andrà meglio.
Nel film d’Ingmar Bergman “Scene da un matrimonio”, è magistralmente narrata una classica evoluzione del rapporto di coppia dove le difficoltà nel capire e poi gestire il processo di passaggio dalla simbiosi alla differenziazione, rendono particolarmente dolorosa l’evoluzione, come appare nel frammento che segue:

Marianne: “….Pensa a quell’estate quando facemmo il giro del Mediterraneo e avevamo con noi le figlie piccole nella tua vecchia macchinetta, e la sera rizzavamo la tenda. Ricordi quelle notti d’agosto sulla costa spagnola, quando dormivamo a cielo scoperto, stretti tutti e quattro? E stavamo tanto caldi!”
Johan: “E’ inutile piangere sul latte versato. Le figlie crescono. Si rompono le relazioni. L’amore prende fine, come la tenerezza, l’amicizia, la solidarietà. Non c’è niente di straordinario. E’ così”.
Marianne: “A volte penso che tu ed io siamo stati come due bambini nati con la camicia, favoriti dalla sorte e poi viziati; che abbiamo perduto le nostre risorse e ci siamo ritrovati poveri, amareggiati e stizziti. Dobbiamo aver commesso un errore da qualche parte, e non c’è nessuno che possa dirci dov’è che abbiamo sbagliato”.
Johan: “Ti dirò una cosa piuttosto banale. In materia di sentimenti noi siamo degli analfabeti. E il fatto triste è che ciò riguarda quasi tutte le persone….”

In questo frammento è evidente come la fine della simbiosi è vissuta dai due come un segno che è stato fatto un qualche errore e come un’evoluzione patologica del rapporto. Nel film, come spesso accade nella vita reale, il protagonista (Johan) tenta di risolvere il suo senso d’insoddisfazione nel rapporto instaurando una relazione extraconiugale, che viene ad un certo punto comunicata improvvisamente alla moglie. La magia del nuovo innamoramento dà a lui un’illusione di avere risolto i problemi che stava attraversando, mentre lei cade nel più profondo sconforto. Ma anche il nuovo rapporto prevede che anche lì la simbiosi non duri in eterno, e Johan e Marianne si ritroveranno a doversi confrontare per capire. Si ritroveranno come persone diverse. Hanno attraversato entrambi la valle di lacrime e l’hanno resa più ricca di sorgenti. S’inseriscono nella realtà in una maniera diversa. Infatti, la fine della simbiosi e l’evoluzione nelle fasi successive comporta la riscoperta di se stessi nel mondo, con tutte le possibilità che nascono dall’entrare più profondamente nella realtà. Questo non significa la fine del sentimento in quel rapporto. Anzi, la accresciuta fiducia in sé e nell’altro, dà la possibilità di godere in modo più libero il nostro essere su questa terra. Il passaggio dalla differenziazione alle fasi successive ha il vantaggio di sperimentare la cosiddetta “costanza dell’oggetto amato”, la fiducia che ci consente di non avere bisogno di tenere l’altro sotto controllo. La gioia di potersi nutrire dalla relazione con l’altro piuttosto che dover nutrire il bisogno di non far fuggire l’altro. (Enrico Loria)

3)LA SPERIMENTAZIONE: L’ESPLORAZIONE

"La fedeltà non è un dovere, un impegno limitante e sofferto. E' una scelta rinnovata ogni giorno, un dono fatto all'altro che vi risponde liberamente.(Elisabetta Baldo)"

In questa fase del ciclo vitale della coppia è molto difficile scendere a compromessi, negoziare, perché c’è distacco emotivo. Caratteristica saliente di questa fase è “la distanza”, la coppia è competitiva e non c’è empatia: è lo stadio in cui prevale il’me me me’. Nessuno dei due partner vuole mollare, combattono e discutono in modo non pacifico, non c’è connessione emotiva. E’ importante in questa fase per poter giungere a quella successiva assumersi la responsabilità della propria rabbia.

4)L’ACCETTAZIONE: IL RIAVVICINAMENTO E L’INTERDIPENDENZA

"…Non è amor l’amore che cambia quando trova un cambiamento, che si allontana quando l’altro si allontana. Oh no! E’ un faro fisso per sempre, che guarda la tempesta senza essere scosso.” (Shakespeare, sonetto CXVI)

Si giunge ad un nuovo contratto relazionale. Si torna dal partner per risolvere i conflitti insieme. I due elementi della coppia sono indipendenti, ma allo stesso tempo sono in grado e vogliono dare all’altro. E’ la fase in cui si scopre che il difetto dell’altro fa sorridere, è la fase in cui se i due discutono lo fanno sui contenuti e non sulla persona. E’ la fase in cui si dice all’altro: “Ho bisogno di te perché ti amo!”
Ecco allora la domanda che libera: “Mi Ami?” – in altre parole sei disposto/a a lasciarmi essere come sono e a venirmi incontro per quanto ti è possibile?”. “Ti amo” significa: “Faccio altrettanto”.
Questo processo è ben illustrato nell’invito che propone G.K Gilbran, ne “Il profeta”, quando parla del matrimonio. Così dice: “Amatevi vicendevolmente, ma il vostro amore non sia una prigione: lasciate piuttosto un mare ondoso tra le due sponde delle vostre anime[…]come le corde di un liuto, che sono sole, anche se vibrano per la stessa musica”.


mercoledì 11 settembre 2013

E' il momento di scegliere



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Gli eventi sono solo eventi; è il modo in cui li percepiamo e reagiamo ad essi che stabilisce la loro importanza e il loro esito nella nostra vita.
Quello che determina il modo in cui reagiamo agli avvenimenti è la nostra personale filosofia e questa dipende da noi.
Possiamo definire “filosofia” come un insieme di credenze, comportamenti o idee che guidano l’individuo lungo le strade della vita, oppure come lo studio dei principi e delle leggi che regolano l’universo. 
La nostra personale filosofia è ciò che crediamo sia vero del mondo in cui viviamo. 
Immaginate di aver subito un’esperienza dolorosa che vi ha portato a scoprire una verità che è stata una benedizione per la vostra vita da quel momento in poi. Maledireste ancora quell’”incidente” o lo definireste “buona sorte”?
Di solito ogni avvenimento ci dà due scelte. Solo con la consapevolezza intesa come parte fondamentale della nostra filosofia, saremo in grado di affrontare la vita con scioltezza, sicurezza e successo.
Seguire questa filosofia che, cambiando totalmente la prospettiva, ci mostra come alla fine tutto torna a nostro vantaggio, vuol dire vivere un “qui e ora” molto più piacevole e intensifica la visione di un futuro più luminoso.
Tenendo a mente le conseguenze delle nostre reazioni, saremo noi a creare quei risultati che fanno al felicità.
Inoltre creando una nostra filosofia personale che sia in linea con il concetto che “tutto quello che mi accade è la cosa migliore che poteva capitarmi e che nulla accade per caso” ci salveremo dal cadere nella trappola del sentirci vittime designate.



“ Il mondo è pieno di cose magiche che aspettano
pazientemente che il nostro ingegno si affini”
Bertrand Russel


domenica 30 giugno 2013

Un giorno incontriamo la persona giusta.

Restiamo indifferenti, perché non l'abbiamo riconosciuta: passeggiamo con la persona giusta per le strade di periferia, prendiamo a poco a poco l'abitudine di passeggiare insieme ogni giorno. 
Di tanto in tanto distratti, ci chiediamo se non stiamo forse passeggiando con la persona giusta: ma crediamo piuttosto di no. Siamo troppo tranquilli; la terra, il cielo non sono mutati; i minuti e le ore fluiscono quietamente, senza rintocchi profondi nel nostro cuore.
Noi ci siamo sbagliati già tante volte: ci siamo creduti in presenza della persona giusta, e non era. 
E in presenza di quelle false persone giuste, cadevamo travolti da un tale impetuoso tumulto che quasi non ci restava più la forza di pensare; ci trovavamo a vivere come al centro d'un paese incendiato: alberi, case e oggetti divampavano intorno a noi. E poi di colpo si spegneva il fuoco, non restava che un po' di brace tiepida: alle nostre spalle i paesi incendiati sono tanti che non possiamo più nemmeno contarli.
Adesso niente brucia intorno a noi.
Per settimane e mesi, passiamo i giorni con la persona giusta, senza sapere: solo a volte, quando rimasti soli ripensiamo a questa persona, la curva delle sue labbra, certi suoi gesti e inflessioni di voce, nel ripensarli, ci danno un piccolo sussulto al cuore: ma non teniamo conto d'un così piccolo, sordo sussulto. 
La cosa strana, con questa persona, è che ci sentiamo sempre così bene e in pace, con un largo respiro, con la fronte che era stata così aggrottata e torva per tanti anni, d'un tratto distesa; e non siamo mai stanchi di parlare e ascoltare. Ci rendiamo conto che mai abbiamo avuto un rapporto simile a questo con nessuno essere umano; tutti gli esseri umani ci apparivano dopo un poco così inoffensivi, così semplici e piccoli; questa persona, mentre cammina accanto a noi col suo passo diverso dal nostro, col suo severo profilo, possiede una infinita facoltà di farci tutto il bene e tutto il male.
Eppure noi siamo infinitamente tranquilli.
E lasciamo la nostra casa, e andiamo a vivere con questa persona per sempre: non perché ci siamo convinti che è la persona giusta: anzi non ne siamo affatto convinti, e abbiamo sempre il sospetto che la vera persona giusta per noi sia nascosta chissà dove nella città. Ma non abbiamo voglia di sapere dove si nasconde: sentiamo che ormai avremmo ben poco da dirle, perché diciamo tutto a questa persona forse non giusta con cui adesso viviamo: e il bene e il male della nostra vita vogliamo riceverlo da questa persona e con lei. Scoppiano fra noi e questa persona, ogni tanto, violenti contrasti: eppure non riescono a rompere quella pace infinita che è in noi. Dopo molti anni, solo dopo molti anni, dopo che fra noi e questa persona si è intessuta una fitta rete di abitudini, di ricordi e di violenti contrasti, sapremo infine che era davvero la persona giusta per noi, che un'altra non l'avremmo sopportata, che solo a lei possiamo chiedere tutto quello che è necessario al nostro cuore.

Testo tratto da Natalia Ginzburg, Le piccole virtù

lunedì 10 giugno 2013

Io sono io. Tu sei tu


Io non sono al mondo per soddisfare le tue aspettative.
Tu non sei al mondo per soddisfare le mie aspettative.
Io faccio la mia cosa. Tu fai la tua cosa.
Se ci incontreremo sarà bellissimo;
altrimenti non ci sarà stato niente da fare."


"se ti assumi la responsabilità di quello che stai facendo,
del modo in cui produci i tuoi sintomi,
del modo in cui produci la tua malattia,
del modo in cui produci la tua esistenza
- al momento stesso in cui entri in contatto con te stesso -
allora ha inizio la crescita, ha inizio l'integrazione"

"assumersi responsabilità per un altro,
interferire con la sua vita e sentirsi onnipotenti sono la stessa cosa"

"sarò con te. Sarò con te con il mio interesse,
la mia noia, la mia pazienza, la mia rabbia, la mia disponibilità.
Sarò con te [...] ma non ti posso aiutare.
Sarò con te. Tu farai quello che riterrai necessario"

"La consapevolezza di per sé può essere curativa.
Dato che con una piena consapevolezza si diventa autoconsapevoli
dell’autoregolazione dell’organismo,
si può lasciare che l’organismo prenda in mano la situazione senza interferire,
senza interrompere: della saggezza dell’organismo ci si può fidare.
Di contro a questo atteggiamento troviamo l’intera patologia
dell’automanipolazione, del controllo ambientale e via dicendo,
che interferisce con i sottili meccanismi dell’autoregolazione dell’organismo”

Friedrich Salomon Perls



lunedì 20 maggio 2013

Prendersi cura Dal mito alla vita

“Mentre Cura stava attraversando un certo fiume, vide del fango argilloso. 
Lo raccolse pensosa e cominciò a dargli forma. 
Ora, mentre stava riflettendo su ciò che aveva fatto, si avvicinò Giove. 
Cura gli chiese di dare lo spirito di vita a ciò che aveva fatto e Giove acconsentì volentieri. 
Ma quando Cura pretese di imporre il suo nome a ciò che aveva fatto, Giove glielo proibì e volle che fosse imposto il proprio nome. 
Mentre Giove e Cura disputavano sul nome, intervenne anche Terra, reclamando che a ciò che era stato fatto fosse imposto il proprio nome, perché essa, la Terra, gli aveva dato il proprio corpo. 
I disputanti elessero Saturno, il Tempo, a giudice, il quale comunicò ai contendenti la seguente decisione: - Tu, Giove, che hai dato lo spirito, al momento della morte riceverai lo spirito; tu, Terra, che hai dato il corpo, riceverai il corpo. 
Ma poiché fu Cura che per prima diede forma a questo essere, finché esso vive, lo custodisca la Cura. 
Per quanto concerne la controversia sul nome, si chiami homo poiché è stato tratto da humus-”.

sabato 4 maggio 2013

Sotto casa



Apra la sua porta,
Faccia presto…
Non importa
Cosa crede lei
Di questo
Movimento
Ma l’avverto
Che al suo posto
Non ci penserei
Due volte,
Dato l’imminente
Arrivo di Gesù,
Perché poi non torna più!
Mi son reso conto
Che serpeggia
Tra i credenti
Il malcontento
Per la pioggia
Di mancati
Appuntamenti
Nei millenni,
Ma si metta
Nei suoi panni…
Quell’incetta
Di pianeti
Da salvare…
Di pianeti da salvare!
Possa la bontà
Del vostro cuore
Riscoprire
Che la verità
Si cela
Spesso
Dentro una persona
Sola
E non è tanto
Il sesso
A consolare
L’uomo
Dal suo pianto,
Ma l’amore
Buono
Ed il perdono
Santo
Del Signore.
Lasci
Che le spieghi
In due parole
Com’è facile
Sentire
Gli echi
Bassi ed immorali
Di comportamenti
Frivoli e meschini
Quali
Certi
Omini
In abito da donna,
La vergogna
Che neanche gli animali!
Apri un istante
E ti farò vedere io
Che nasce sempre
Il sole
Dove
Cerco Dio,
In tutti
I poveretti
Che hanno perso
Il senso immenso
Della vita!
Non chiedo mica
Un regno
Intero,
Dico io…
Sono un indegno
Messaggero
E cerco Dio
In chi vendette
Onore
Per denaro
E ora nel cuore
Mette
Un muro!
Lei non si dimostra
Illuminato
Dalla grazia della vostra
Santa Vergine Maria,
Lo chiami pure, se ritiene,
Il capo
Della polizia,
Ma a chi conviene
Tutta quella baraonda
Se l’ozono
S’è ridotto
A un colabrodo
E basta
Un solo
Farabutto
A fare in modo
Che dell’uomo
Non rimanga
Neanche l’ombra…
E poi ficcatevelo in testa:
Non si viene
Al mondo tanto
Per godere,
Ma soltante
Perché un bene
Superiore
Ci ha creati!
Apri un istante
E ti farò vedere io
Che nasce sempre
Il sole
Dove
Cerco Dio,
In tutti
I poveretti
Che hanno perso
Il senso immenso
Della vita!
Non chiedo mica
Un regno
Intero,
Dico io…
Sono un indegno
Messaggero
E cerco Dio
In chi vendette
Onore
Per denaro
E ora nel cuore
Mette
Un muro!
So che sei lì
Dentro…
Non ti muovi,
Ma ti sento!
Oggi te la cavi,
Sì…
Ma non finisce qui!
In tutti
I poveretti
Che hanno perso
Il senso immenso
Della vita!
Non chiedo mica
Un regno
Intero,
Dico io…
Sono un indegno
Messaggero
E cerco Dio
In chi vendette
Onore
Per denaro
E ora nel cuore
Mette
Un muro!


venerdì 26 aprile 2013

Ascoltami



Ascoltami, per favore,
ho bisogno di parlarti.
Accetta quello che sento e provo
senza finzione, senza giudicare

Ascoltami, per favore,
ho bisogno di parlare;
non farmi troppe domande
non darmi troppi consigli

Ascoltami, per favore,
ho bisogno di parlare,
non cercare di interrompermi
o di prendermi in giro

Ascoltami, per favore,
ho bisogno di parlare,
ho bisogno di raccontarmi
o semplicemente di sfogarmi

Allora, adesso che mi hai ascoltato
ti prego, puoi parlare.
Io ti ascolterò con attenzione
e sensibilità: io ti ascolterò

sabato 13 aprile 2013

Sono solo parole



Avere l'impressione di restare sempre al punto di partenza 
E chiudere la porta per lasciare il mondo fuori dalla stanza 
Considerare che sei la ragione per cui io vivo 
Questo è o non è amore? 

Cercare un equilibrio che svanisce ogni volta che parliamo 
E fingersi felici di una vita che non è come vogliamo 
E poi lasciare che la nostalgia passi da sola 
E prenderti le mani e dirti ancora... 

Sono solo parole 
Sono solo parole 
Sono solo parole, le nostre 
Sono solo parole 

Sperare che domani arrivi in fretta 
e che svanisca ogni pensiero 
Lasciare che lo scorrere del tempo 
renda tutto un po' più chiaro 
Perché la nostra vita in fondo 
non è nient'altro che 
Un attimo eterno, un attimo 
Tra me e te 

Sono solo parole 
Sono solo parole, le nostre 
Sono solo parole 
Sono solo parole, parole, parole, parole... 

E ora penso che il tempo che ho passato con te 
Ha cambiato per sempre ogni parte di me 
Tu sei stanco di tutto e io non so cosa dire 
Non troviamo motivo neanche per litigare 
Siamo troppo distanti, distanti tra noi 
Ma le sento un po' mie le paure che hai 
Vorrei stringerti forte e dirti che non è niente 
Posso solo ripeterti ancora... 
Sono solo parole. 

Sono solo parole, le nostre 
Sono solo parole, le nostre 
Sono solo parole 
Sono solo parole, parole, parole, parole 
Sono solo parole...





domenica 7 aprile 2013

Cecità


Senza parole, perplessi, senza fiato, tristi… non ho capito, mi è sfuggito qualcosa, che angoscia…
Perché la moglie del dottore non è diventata cieca?
Consapevolezza e incredulità, la realtà non è così, gli uomini sono buoni, non possono arrivare a tanto…
Ma sarà vero? Ne sei proprio certo?
I pensieri scorrono veloci, da una parte all’altra… ma cosa avrà voluto dire? Quale sarà il significato profondo…
Perché nessuno è stato capace di lucidità? Perché tutto si è fermato?
Mentre ci ripensi il tempo scorre….
Non si può mai sapere in anticipo di cosa siano capaci le persone, bisogna aspettare, dar tempo al tempo, è il tempo che comanda, il tempo è il compagno che sta giocando di fronte a noi, e ha in mano tutte le carte del mazzo, a noi ci tocca inventarci le briscole con la vita, la nostra…

giovedì 28 marzo 2013

Fortuna


Un tempo, quando credevo nella fortuna
In pietre e crocifissi
Avrei scommesso una moneta trovata in strada
su incroci galattici
e guidando per viali alberati
seguire ogni stella cadente
la fortuna non era poi così diversa da giochi infantili

E monete e desideri lanciati nelle fontane
Il tempo si dice curi ogni dolore
La speranza si dice sposti montagne
E tutto ciò che può accadere ad un cuore
O spezzare questa vita perfetta
Le spade che portammo niente potevano contro tutto questo
Via, sto andando lontano
Via, sono già lontano

Fantasmi ed angeli sono ricordi e visioni
e anime ritornate sono qua fuori ad attendere
Allora, quando credevo in te
Che avresti fatto sorgere il sole e apparire la luna
Che mai potevo fare io, se non amarti come una religione
Via, stai andando lontano
Via, sei già lontano

Un tempo, quando credevo alla fortuna e alle cose dette
Scoprì che una menzogna poteva spezzare un mondo intero
E il dolore diventò la mia compagnia
Un male così forte da non respirare
Esser traditi è come morire al rallentatore

È la fortuna che ci fa gridare o sussurrare?
È la fortuna che ci rende saggi o ci rende amari?
Con le nostre mappe verso nord
Con le nostre promesse da mantenere
Le spade che portammo non potevano proteggerci uno dall'altro
Via, stiamo andando lontano
Via, siamo già lontano